Una fredda domenica pomeriggio a Castelcivita, baciata da un rosso tramonto. Le strade deserte, con i gatti che si rincorrevano nei vicoletti interminabili. Alcuni con tunnel ricavati da archi e cupole ed altri con le stradine così strette che le case sembravano stessero per abbracciarsi. Il silenzio rotto solo da qualche programma televisivo che trapelava dall’interno delle case. Ogni portone e portale, un incanto. Molti con stemmi che riportano al 1700/1800. Qui tutto si anima con due sagre molto importanti, quella del fungo porcino e quella della patata di montagna